Come capire quando un bambino ha bisogno dello psicologo
La crescita dei bambini o dei ragazzi è un momento molto delicato, caratterizzato da continui cambiamenti, acquisizione di nuove abilità ed incertezze.
Alcuni caregiver, notando dei comportamenti particolari, possono allarmarsi, oppure possono minimizzare il malessere o le problematiche giudicandole come transitorie. Altri genitori invece, possono faticare ad ammettere che il proprio figlio ha delle difficoltà o essere intimorito dal primo colloquio.
È molto importante sottolineare che, attraverso l’attivazione di risorse esterne, sarà possibile acquisire nuovi strumenti e nuove strategie al fine di aumentare il benessere del bambino stesso e dell’intera famiglia. Questi momenti di crisi possono quindi diventare delle opportunità.
Quando portare un bambino dallo psicologo
Non sempre è semplice identificare un disturbo nel bambino poiché l’infanzia è un periodo di trasformazione durante il quale si manifestano tante fasi e comportamenti nuovi.
Per un genitore inoltre può essere molto difficile comprendere, soprattutto se ci si riferisce al proprio figlio, quando si tratta di un disagio che necessita di un intervento o di una fase temporanea legata alla crescita.
Proprio per questo motivo è necessario affidarsi alla consulenza (qui possiamo inserire il link contatti) di un esperto esterno che sia in grado di discriminare tra queste due condizioni differenti. Anzi, prima si interviene e maggiori saranno i benefici che trarrà il bambino dall’intervento.
Generalmente i genitori si rivolgono ad uno psicologo quando il bambino presenta un ritardo nell’acquisizione di alcune tappe di sviluppo, manifesta problemi comportamentali o attraversa dei momenti difficili
I campanelli d’allarme
È bene non sottovalutare i comportamenti pervasivi, poco flessibili che vanno ad incidere sulla qualità e le aree di vita significative per la famiglia e il bambino.
Vediamo insieme quali possono essere i sintomi o le situazioni più comuni che richiedono il coinvolgimento di uno psicologo.
- Problematiche comportamentali, ad esempio il bambino ha scoppi di rabbia improvvisi, è aggressivo, manifesta iperattività oppure è apatico e taciturno;
- Disturbi d’ansia, come angosce, paure mai avute prima, difficoltà a separarsi dal genitore e disturbi del sonno;
- Disturbi alimentari, che hanno come sintomi il poco appetito, rifiuto di certe tipologie di cibo;
- Problemi psicosomatici come fare pipì a letto (enuresi), avere frequentemente mal di testa o mal di pancia (in assenza di patologie organiche).
È possibile inoltre che i bambini risentano di “stress familiari” legati ad eventi che li coinvolgono emotivamente, ad esempio come un lutto, un divorzio, una malattia da parte di un caregiver, episodi di violenza in casa, un incidente o catastrofi naturali.
Anche il contesto scolastico può rappresentare un ambiente stressante per il bambino o il ragazzo, soprattutto se il bambino è esposto ad episodi di bullismo o ha delle difficoltà a livello degli apprendimenti o di attenzione. Anche il passaggio da un ciclo d’istruzione ad un altro (es. dalle scuole elementari alle scuole medie) può essere un momento critico.
Il ruolo dello specialista
Il confronto con il professionista può rappresentare un modo per comprendere più a fondo il proprio bambino. Lo psicologo può diventare una figura di riferimento per i genitori, ma anche per gli insegnanti. Infatti sia il contesto familiare che quello scolastico possono essere i luoghi principali di osservazione e di intervento.